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Pio XI, Nunzio a Varsavia. Il primo papa "polacco"

  • 9 Febbraio 2022
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Mons. Pennacchio, attuale Nunzio apostolico a Varsavia visita la mostra su Pio XI (foto di Lukasz Krzysztofka)

Prima di essere eletto papa nel 1922, il cardinale Achille Ratti era stato Nunzio apostolico a Varsavia, nella neonata Polonia indipendente. Molto amato dal popolo, si considerava un "vescovo polacco" d'elezione quando venne nominato arcivescovo nel 1919. Nel 1920 pregò per le truppe che salvarono l'Europa dall'Armata Rossa. 

Esattamente cento anni fa, il 6 febbraio 1922, alla quattordicesima votazione del conclave che si svolgeva dopo la morte di Benedetto XV fu eletto papa il cardinale Achille Ratti. L’elezione dell’arcivescovo di Milano alla Cattedra di Pietro fu il risultato di un compromesso. I cardinali elettori erano divisi in due fazioni: da un lato i "conservatori", che votavano Merry del Val (ex Segretario di Stato di Pio X), dall'altro i "liberali" che puntavano sul Segretario di Stato uscente, Pietro Gaspari. In quella situazione di stallo si decise di convergere sul nome del cardinale lombardo. Ma va detto che mons. Ratti fu nominato arcivescovo di Milano e creato cardinale nemmeno otto mesi prima, il 13 giugno 1921, dopo aver lasciato la Polonia il 4 giugno 1921 dove era nunzio apostolico. 

La missione diplomatica di mons. Ratti a Varsavia coincideva con un periodo storico particolare per la Polonia. Il Paese, in seguito alle tre spartizioni avvenute fra il 1772 e il 1795 ad opera dei tre potenti imperi vicini: russo, prussiano e austro-ungarico, sparì dalla mappa dell’Europa. Riconquistò la sovranità nazionale il 18 novembre 1918. E allora Benedetto XV decise di mandare nella rinata Polonia cattolica il suo visitatore apostolico (dal 1919 nunzio apostolico) nominando un uomo che non aveva alcuna esperienza diplomatica, mons. Achille Ratti, ex prefetto della Biblioteca Ambrosiana e della Biblioteca Vaticana. Probabilmente il Papa, consapevole che il mondo stava cambiando, pensava che a Varsavia bisognasse avere un uomo di grandi orizzonti intellettuali e non un diplomatico “vecchio” stile.

Mons. Ratti con grande cura si preparava per la sua missione in Polonia: leggeva molto, studiava tutti i documenti vaticani relativi alle diocesi polacche, nel suo viaggio verso la Polonia fu accompagnato da un sacerdote polacco che lo introdusse anche alla realtà polacca. Arrivato in Polonia, viaggiava molto: incontrava non soltanto il clero, ma anche la gente, sia i lavoratori che le autorità locali e statali. Già nei primi sei mesi della sua missione, mons. Ratti visitò tutte le diocesi, impegnandosi molto per conoscere la Chiesa in Polonia. Non era un diplomatico riservato, ma voleva conoscere la realtà del Paese sul posto. Quest’atteggiamento del Nunzio gli procurò una grande stima tra i governanti polacchi ma anche tra il popolo che ovunque gli riservava un’accoglienza entusiasta.

Mons. Ratti fu nominato dal Papa arcivescovo nell’estate del 1919: venne consacrato il 28 ottobre 1919 dall’arcivescovo di Varsavia Aleksander Kakowski, durante una solenne celebrazione con “grande concorso di popolo”, come raccontarono le cronache del tempo. Per questo motivo Pio XI diceva spesso di essere “un vescovo polacco”.

Nel terzo anno del soggiorno di mons. Ratti in Polonia il Paese corse un gravissimo rischio: il 10 marzo del 1920 a Smolensk i capi della Russia comunista presero la decisione dell’attacco alla Polonia e all’Europa. Nell’estate del 1920 l'Armata Rossa avanzava minacciosamente verso il fiume Vistola fino alle porte di Varsavia. Nei mesi terribili con i bolscevichi a pochi chilometri da Varsavia il nunzio Ratti svolse un ruolo importantissimo: fu l’unico diplomatico che nell’agosto del 1920 non lasciò la capitale, mentre tutto il corpo fuggiva spaventato. Mons. Ratti partecipava alle preghiere organizzate durante la battaglia sulla Vistola. Fece anche un gesto molto coraggioso e simbolico che sollevò il morale dei combattenti: si recò a Radzymin sulla linea del fronte ancora durante la battaglia per far sentire la sua vicinanza ai soldati. Egli sapeva bene qual era la vera posta in gioco della guerra dicendo che “un angelo delle tenebre conduceva una gigantesca battaglia con l’angelo della luce”: per il Papa Ratti la Polonia sarebbe sempre rimasta “antemurale dell’Europa e del cristianesimo”.

Il 4 febbraio, in occasione del centesimo anniversario dell’elezione di Pio XI al Castello Reale di Varsavia è stata organizzata una mostra e una conferenza intitolata “Prima di diventare papa. Pio XI e la Polonia. 1918-1922-2022”. Hanno dato il loro contributo i ricercatori: padre Stanisław Wilk (Università Cattolica di Lublino), dott. Paweł Skibiński (Università di Varsavia) e padre Damian Bednarski (Università della Slesia); la riunione è stata moderata da Piotr Gursztyn. Tra i partecipanti c'era anche il successore di mons. Ratti, mons. Salvatore Pennacchio (nella foto in alto, di Lukasz Krzysztofka), attuale Nunzio apostolico in Polonia, e il metropolita di Varsavia, card. Kazimierz Nycz. Mons. Pennacchio nel suo discorso ha sottolineato che il suo grande predecessore, divenuto papa, “apprendeva” la Chiesa proprio in Polonia, che si avviava verso l'indipendenza. Ha espresso la sua gioia per il vivo ricordo nutrito dai polacchi verso mons. Ratti e ha ringraziato per la mostra dedicata ai rapporti tra la Polonia e Pio XI.

Wlodzimierz Redzioch

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